Trattamento dei trigger points miofasciali in pazienti con dolore cronico di spalla: uno studio randomizzato e controllato
Il dolore di spalla costituisce un disturbo molto frequente dell’apparato muscolo-scheletrico. Si ritiene che la causa più comune di spalla dolorosa sia rappresentata dalla sindrome da conflitto subacromiale, ma la mancanza di evidenza relativa all’efficacia delle terapie adottate per il trattamento di questa condizione rende opportuna la ricerca di altre teorie in grado di spiegare la sintomatologia avvertita dal paziente. I trigger points miofasciali (TPM) possono causare dolore riferito alla spalla e sono frequenti in pazienti con spalla dolorosa e l’obiettivo di questo studio è stato quello di verificare l’efficacia di un loro trattamento conservativo multimodale.
Gli autori hanno realizzato un studio in singolo cieco, randomizzato e controllato. Sono stati inclusi nello studio pazienti con dolore di spalla unilaterale e atraumatico presente da almeno 6 mesi, tra i 18 e i 65 anni; i crieti di esclusione sono stati presenza di instabilità di spalla, frattura, patologie sistemiche, neurologiche o psichiatriche o spalla congelata primaria. I pazienti del gruppo sperimentale sono stati trattati con frequenza monosettimanale per un massimo di dodici settimane consecutive utilizzando una combinazione delle principali tecniche conservative descritte per il trattamento dei TPM: compressione manuale, deep stroking, strumming, applicazioni di freddo intermittente seguite da stiramenti, rilassamento post-isometrico, esercizi domiciliari di autostiramento e rilassamento, miofeedback, calore locale e consigli ergonomici. Il gruppo di controllo è rimasto nella lista d’attesa per 3 mesi. Passate 6 e 12 settimane dall’inizio del trattamento entrambi i gruppi di pazienti sono stati valutati utilizzando il questionario per l’arto superiore DASH (Disabilities of Arm, Shoulder and Hand), la scala VAS-P (Visual Analogue Scale for Pain) e la scala GPE (Global Perceived Effect); è stato valutato anche il numero di muscoli nei quali erano presenti TPM.
Nel gruppo sperimentale si sono osservate differenze statisticamente significative nel questionario DASH misurato dopo 12 settimane (differenza media: 7,7; IC 95%: 1,2-14,2), nella VAS-P1 per il dolore attuale (differenza media: 13,8; IC 95%: 2,6 – 25,0), nella VAS-P2 per il dolore avvertito negli ultimi 7 giorni (differenza media: 10,2; IC 95%: 0,7-19,7) e nella VAS-P3 per il dolore più severo avvertito negli ultimi 7 giorni (differenza media: 13,8; IC 95%: 0,8 – 28,4). Trascorse 12 settimane il 55% dei pazienti del gruppo sperimentale ha riportato un miglioramento considerato come clinicamente significativo (ovvero maggiore di 10 punti) nel questionario DASH, mentre tale miglioramento si è riscontrato solo nel 14% dei soggetti del gruppo di controllo. Inoltre il numero di muscoli con TPM attivi è diminuito nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo (differenza media: 2,7; IC 95%: 1,2-4,2).
I risultati di questo studio suggeriscono quindi che un trattamento di tipo conservativo e multimodale dei TPM è in grado di ridurre il dolore e migliorare la funzionalità in pazienti con dolore cronico di spalla.
Bron, C., De Gast, A., Dommerholt, J., Stegenga, B., Wensing, M., & Oostendorp, R. A. (2011). Treatment of myofascial trigger points in patients with chronic shoulder pain: a randomized, controlled trial. BMC medicine, 9(1), 8.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21261971